AZIONE LEGALE PER I POSSESSORI DI BOND SUBORDINATI

POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA

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    ROMA, 2 gennaio (Reuters) - Sarà una commissione di nove membri istituita con decreto del ministro dell’Economia a stabilire chi tra i risparmiatori coinvolti nei crac bancari ha diritto a essere risarcito.

    ROMA, 14 febbraio (Chesenso) - Sarà una commissione di nove membri istituita con decreto del ministro dell’Economia a stabilire chi tra i risparmiatori coinvolti nei crac bancari ha diritto a essere risarcito.

    Grazie all'intensa attività della CABINA DI REGIA, è cambiato NIENTE.
     
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    https://www.corriere.it/economia/19_febbra...cfb7b87c6.shtml
     
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    Truffa ai “truffati”
    Ideatori di bond veneti e saltimbanco con velleità politiche. Ecco chi spinge il governo alla nuova folle guerra con l’Unione europea

    di Valerio Valentini

    23 Febbraio 2019 alle 06:07 ( IL FOGLIO)

    Roma. Uno, il grillino, è famoso per avere stampato i bond serenissimi, i titoli di stato della Repubblica veneta, e ora ha un filo diretto coi fedelissimi di Luigi Di Maio. L’altro, il leghista, si vanta del suo ruolo di “stalker” di Andrea Paganella, il braccio destro di Matteo Salvini. Intorno a loro, in una gara di invidie reciproche tra associazioni, fra tanti disgraziati che sperano soltanto di essere risarciti, una pletora di saltimbanchi e avvocati che sulla disperazione dei risparmiatori “truffati” hanno costruito un business. E forse parrà surreale, ma a imporre la linea al governo sui risarcimenti per il crac delle banche popolari è proprio questa lobby stracciona, che per mesi si è vista coccolata e ora tiene sotto ricatto elettorale Lega e M5s, al punto da spingere Di Maio e Salvini a ingaggiare l’ennesima strampalata guerra contro l’Europa.

    Nelle scorse ore, dal Mef è stata spedita a Bruxelles una lettera in cui il governo italiano liquida con un’alzata di spalle i dubbi della Commissione sull’iter adottato per procedere ai rimborsi dei risparmiatori travolti dal crac delle banche venete, Etruria, CariFerrara, Marche e Chieti. Di Maio, del resto, era stato chiaro: “Ci dicono che non si può fare? E noi lo facciamo lo stesso”, aveva annunciato il 9 febbraio scorso di fronte all’assemblea dei risparmiatori delle banche venete fallite, ricevendo subito il plauso dell’altro vicepremier, seduto accanto a lui a presidiare lo stesso bacino elettorale. Quello, cioè, chiamato a raccolta da Luigi Ugone, presidente dell’associazione “Noi che credevamo nella BpVi”, e da anni animatore di iniziative e proteste fra Triveneto, Toscana e Roma. Sul proscenio del Palasport di Vicenza, quel sabato mattina Ugone ha esibito con orgoglio tutta la sua confidenza con lo stato maggiore della Lega. Ha ricordato i suoi rapporti col ministro Erika Stefani e non ha esitato a intervenire in difesa di Luca Zaia quando dalla platea in subbuglio hanno rinfacciato al governatore veneto di avere sostenuto, in tempi non sospetti, la trasformazione delle popolari venete in spa. Al Carroccio, però, Ugone, già assessore di una giunta civica nella natia Altavilla Vicentina, è arrivato solo in tempi recenti. Prima c’è stato il corteggiamento del M5s: Di Maio, a caccia di voti nel nord-est, in vista del 4 marzo gli aveva offerto una candidatura nell’uninominale. Ugone ha rilanciato, chiedendo un posto blindato nel proporzionale, e alla fine non se ne è fatto niente.

    Chi invece col M5s ha accettato di correre nel seggio della sua Montebelluna, è stato l’avvocato Andrea Arman, animatore del comitato “Don Torta”, che da azionista ha perso oltre 700 mila euro nella Popolare di Vicenza e, di fatto, contraltare grillino di Ugone. Vecchio esponente della Liga Veneta, nel 2014 coordinò il trust di cervelli indipendentisti che creò i “bond venetisti” che avrebbero dovuto finanziare la rinascita della Serenissima attraverso il comitato secessionista “Plebiscito.eu”. Anche lui, reclutato dal M5s nel dicembre 2017, è entrato a fare parte di una sorta di cabina di regia istituita dal governo su suggerimento di Alessio Villarosa, il sottosegretario grillino all’Economia. E insieme a lui, in questo gruppo di rappresentanti di “risparmiatori traditi” a cui Di Maio ha chiesto di collaborare nella stesura dei decreti attuativi per i rimborsi, ci sono vari avvocati che, proponendosi come legali difensori dei “truffati”, stanno di fatto costruendo una piccola fortuna personale. E siccome le europee si avvicinano, Di Maio e Salvini intendono assecondare le esose pretese delle associazioni. Il governo ha deciso di sopprimere l’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) istituito presso la Consob, per sostituirlo con un costituendo, e non meglio definito, “Comitato dei nove”, che farà capo a Via XX Settembre. Una scelta che potrebbe causare una condanna all’Italia per un evidente aiuto di stato, essendo venuto meno il filtro che possa vagliare su basi giuridiche le richieste di risarcimento. Ma più ancora dell’incompatibilità con le norme comunitarie, questa decisione appare in contrasto perfino col buon senso. E non a caso negli uffici tecnici del Mef c’è parecchia perplessità. L’Acf era costituito da dieci collegi sindacali in cui lavoravano 50 esperti che si riunivano due volte a settimana: una potenza di fuoco in grado di valutare fino a 50 mila richieste all’anno. Ora, questi nove tecnici che verranno nominati (come? da chi? su che basi?), dovranno, non si sa bene attraverso quali uffici, esaminare i circa 300 mila casi.

    A meno che, alla fine, l’obiettivo di Di Maio e Salvini non sia un altro. Accalappiare il consenso dei comitati e dei loro numerosi seguaci, e ingaggiare una battaglia con l’Europa: il tutto per conquistare qualche punto in più alle europee del 26 maggio. Prima di fare anche sui rimborsi ai “truffati”, come già è avvenuto con la manovra, pubblica abiura.
     
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    https://giornalenordest.it/2019/02/25/fond...stituzionalita/

    Fondo Indennizzo Risparmiatori banche venete: profili di incostituzionalità

    in Breaking News, Veneto 25 Febbraio 2019

    Ci scrive l’Avvocato padovano Paolo Quaggetto, titolare dell’omonimo studio legale, per commentare i possibili e tutt’altro che positivi effetti delle norme sul Fondo di indennizzo dei risparmiatori (da noi le due note banche venete).
    Ecco il suo commento:

    La Legge di bilancio approvata a dicembre contenente norme istitutive del “FIR” (Fondo Indennizzo Risparmiatori) prevede un’erogazione a pioggia di denaro pubblico sulla presunzione di un “misselling” (vendita fraudolenta) generalizzato e senza alcuna verifica da parte di organi giudiziali o arbitri.
    Già in un intervento precedente avevo evidenziato l’eventualità di un richiamo da parte della UE data la formulazione della norma, in contrasto con le direttive europee che vietano appunto gli aiuti di Stato generalizzati.
    Previsione puntualmente verificata pochi giorni dopo con l’arrivo di una lettera di chiarimenti della UE che preannuncia una possibile procedura d’infrazione per aiuti di Stato. Infatti non c’è la previsione fondamentale di un arbitro che certifichi il danno subìto oltreché risulta scorretto parlare di indennizzo invece che di danno ingiusto: si incorre così nell’aiuto di Stato.

    Il rischio non indifferente è che tutto salti.
    Limitare l’accesso al Fondo di ristoro ai soli azionisti delle banche venete in LCA e delle quattro banche in risoluzione (oltre ad altre 5 minori) è disparità di trattamento.
    Infatti, se il Fondo non ha più la funzione di ristorare chi dovrebbe dimostrare di avere subito un danno ingiusto ma, più semplicemente, di corrispondere un indennizzo a tutti coloro che possedevano azioni di banche, allora non ha più motivo l’esclusione dal beneficio statale degli azionisti del Monte dei Paschi di Siena o di Banca Carige.
    Conseguentemente, una legge basata su tali presupposti (indennizzo solo per alcuni) sarebbe con tutta evidenza discriminatoria e passibile di declaratoria di incostituzionalità.

    (Anzi, in via di stretto diritto c’è da chiedersi anche perché chi possieda azioni di banche può accedere ad un fondo statale mentre qualsiasi azionista di società diversa debba invece sopportare le perdite subite (es: crack new-economy marzo 2000): principio di diritto è che l’azionista, per legge, partecipa al rischio d’impresa)

    Ad ogni modo è un fatto che il decreto attuativo previsto per il 31 gennaio non è stato presentato ed è stato rinviato sine die (si presume fine febbraio)

    Infatti, messo con le spalle al muro tra l’esigenza di non contrastare le norme europee – cercando un accordo con l’UE – e quella di onorare le promesse “irrealizzabili” fatte ai cd “truffati” (promesse del 100% e senza alcun onere per di provare il danno) il Governo ha proposto una bozza del primo decreto attuativo (ne seguiranno altri due) in concerto con le associazioni dei cd “truffati”.
    (Non comprendo però le motivazioni per far redigere i decreti ai rappresentanti dei cd “truffati” dato che è ovvio che pretendano il 100% senza alcun filtro di accesso al fondo: cosa che ha portato alla lettera di richiamo UE. Quindi non mi pare una buona strategia)

    La bozza di decreto attuativo che circola in questi giorni inventa il termine di “truffa oggettiva di massa”: concetto invero sconosciuto al diritto ma soprattutto ai mercati finanziari
    Il Governo parte infatti dal presupposto che ci siano state delle violazioni massive a danno dei risparmiatori: un’impostazione che a quanto pare avrebbe già suscitato qualche obiezione da Bruxelles i cui tecnici comunitari ricordano infatti che, direttive alla mano, l’indennizzo spetta ai risparmiatori danneggiati da una «vendita fraudolenta» (misselling) e che la frode deve essere certificata dal «giudizio di una Corte» o dal «parere di un arbitro».

    Di conseguenza nella bozza di decreto pare che ora non sia più previsto un rimborso automatico ma sembra si accolli sul risparmiatore ogni onere di dimostrare le presunte cosiddette, “violazioni massive del Testo Unico Finanza”, con ulteriori oneri probatori quali l’allegazione di documentazione bancaria, amministrativa o , se in possesso, giudiziale nonchè addirittura copia degli acquisti delle azioni o delle obbligazioni subordinate costringendo per altro tutti a rendere una dichiarazione sostitutiva con firma autenticata. Ciò si traduce in un appesantimento dell’accesso al Fondo soprattutto se pensiamo ai vecchi azionisti ed ai tempi, modi e costi per ottenere l’autenticazione delle firme da parte degli interessati! Quindi tutt’altro che rimborsi automatici come invece previsti nella legge di bilancio per i quali bastava una semplice domanda via web!
    Tutto si incentra attorno al concetto di “violazione massiva” delle norme a tutela del risparmio agli oltre 300 mila soci e obbligazionisti subordinati delle banche fallite: il che significa che a partire da una certa data (ma quale?) si presume che tali banche abbiano cominciato a piazzare prodotti a rischio, indipendentemente dalle capacità e dalla propensione all’investimento dei sottoscrittori.

    Di conseguenza c’è poi anche da chiedersi: non tutti quelli che hanno perso i soldi potrebbero ottenere il risarcimento ma solo chi ha comprato azioni o bond sotto la pressione di banche già in crisi?

    Data possibile di inizio del “misselling”
    Anche dall’esame delle audizione della Commissione parlamentare sulle banche del dicembre 2017, potrebbe individuarsi nel 2012 il “dies a quo” delle vendite massicce di prodotti finanziari a clienti inconsapevoli pur di colmare i buchi patrimoniali.
    Di conseguenza, chi ha comprato le azioni o le obbligazioni in un periodo precedente dovrebbe essere escluso dai rimborsi anche se ha comunque perso i soldi.

    Per adeguarsi alle regole Ue la bozza inoltre cambia il ruolo della commissione tecnica di nove membri che nella legge approvata avrebbe dovuto solo smistare e liquidare le domande mentre nella bozza del decreto, invece, dovrà anche «verificare la sussistenza delle violazioni massive del Testo unico finanza che hanno causato un pregiudizio ingiusto»  ai risparmiatori.

    Il Fondo, infine, è accessibile anche agli speculatori?
    La bozza del decreto attuativo sugli indennizzi, prevede infatti esplicitamente che tra gli «aventi diritto» ci siano anche quelli «che hanno acquisito dai “risparmiatori” la proprietà degli strumenti finanziari delle banche in liquidazione successivamente alla data del provvedimento di messa in liquidazione e sono anche in possesso dei medesimi titoli alla data della presentazione della domanda di indennizzo» al fondo («Fir»).
    Chi sono questi altri soggetti? Qualcuno che abbia potuto acquistarli pensando fossero titoli idonei per insinuarsi al passivo oppure approfittare dei prevedibili aiuti statali?

    In conclusione per ora l’unica vera ottima notizia per tutti i risparmiatori giunge con l’ordinanza 1070/19, pubblicata il 17 gennaio dalla terza sezione civile della Cassazione che stabilisce veri e propri obblighi risarcitori anche nei confronti della Consob. Per la Suprema Corte, infatti, l’autority deve tutelare i risparmiatori e dunque ha il dovere di risarcirli se non ha esercitato in modo tempestivo i suoi poteri di vigilanza. Per il resto risulta irricevibile ogni proposta statale in quanto irrisoria e di difficile esperimento,
    Ricordo che la percentuale del 30% proposta è infatti solo il doppio del valore già restituito con OPT di Atlante nel marzo 2007: se poteva considerarsi allora un’elemosina impressiona vedere gli stessi ora entusiasmarsi per questa offerta.

    Ribadisco quella che a mio avviso rimane l’unica ipotesi ragionevole: invece dielle elemosine statali promuovere un “Patto Sociale” con Banca Intesa coinvolgendo i risparmiatori nella vita societaria di Intesa con l’offerta di warrant gratuiti o con sconti che possono essere previsti per legge per quanto riguarda dedicate emissioni azionarie della banca che ha rilevato le banca “fallite”. Intesa si è certamente sobbarcata un grande impegno di risanamento, ma sta facendo e farà anche profitti: giusto quindi che questi profitti siano condivisi con quei risparmiatori meritevoli effettivamente truffati. Si tratterebbe dello stesso sistema adottato con il Banco Ambrosiano che ai tempi ebbe l’obbligo di emettere azioni con lo sconto per i risparmiatori delle banche rilevate.

    A margine un’ultima osservazione sul recente dichiarato stato di insolvenza di PopVI: ora potranno essere contestati reati fallimentari, che hanno tempi di prescrizione più lunga e che potrebbero essere contestati non solo agli ex vertici ma a chiunque abbia partecipato al dolo. Forse anche ai circa 600 “fortunati” che tra settembre del 2014 e febbraio del 2015 riuscirono a rivendere alla banca un milione di azioni, l’1% del capitale, al valore massimo di 62,5 euro quindi per un totale di 62,5 milioni di euro: eventuali indagini per bancarotta preferenziale, con enormi difficoltà probatorie, dovrebbero dimostrare la loro consapevolezza che quelle vendite contribuivano al dissesto dell’istituto.
     
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    http://www.ilcittadinoonline.it/economia-e...atori-truffati/

    La verità è che, con tutta evidenza, il varo del decreto slitta in avanti. Con molte probabilità si sta cercando di attuare il misselling caso per caso affidando alla Consap l’esame delle domande; con questa soluzione Tria spera di superare l’esame della Commissione.
     
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    I paletti per il rimborso sono :
    1) reddito irpef individuale entro i 35.000€
    2) patrimonio mobiliare individuale entro i 200.00€
     
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    Per l'accesso agli indennizzi diretti del Fir, a salire fino a 200mila euro sarà il tetto massimo dei beni mobiliari posseduti dal risparmiatore vittima di crac bancario. A definire e rendere operativa questa modifica saranno però future interlocuzioni con Bruxelles. Rimane invariato l'imponibile fissato a 35mila euro per il 2018. E' quanto spiegano all'Adnkronos fonti vicine al governo, chiarendo così la questione dell'innalzamento del tetto annunciato ieri nel corso e al termine del Cdm, che aveva generato confusione su quale parametro venisse modificato, se quello della cifra massima ottenibile (stabilita a 100mila euro) o - appunto - il requisito per accedere agli indennizzi diretti.

    Sì chiarisce così anche il motivo per cui, ieri nel corso del Cdm, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria si era messo di traverso sulle modifiche alla sua proposta del doppio binario concordato con Bruxelles. Modifiche che ora apriranno un nuovo tavolo interlocutorio con la Ue per arrivare a definire norme che non creino il rischio di una possibile infrazione.
     
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    Rimborsi, il rischio (concreto) che vadano anche agli speculatori
    Corriere di Verona
    30 Apr 2019
    di Alessandro Zuin

    E se i rimborsi ai truffati dalle banche andassero anche a chi proprio non se li meriterebbe? Il dubbio serpeggia, annidandosi tra le pieghe della norma sugli indennizzi approvata dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana, e riporta d’attualità un argomento che era stato sopito dalle polemiche degli ultime mesi: con il meccanismo automatico previsto dal governo per i ristori, finirà che ne beneficeranno non solo i poveri ex soci spolpati ma anche gli speculatori del mercato azionario?
    La domanda non è affatto oziosa. Come ha spiegato Milena Gabanelli sul Corriere di ieri, in linea di principio ora potrebbe essere risarcito anche quell’investitore che, nel maggio del 2017 (si faccia caso alla data: siamo a poco più di un mese dalla messa in liquidazione della banca) acquistò a 72 mila euro bond subordinati della Popolare di Vicenza pari a 150 mila euro. La Consob gli ha già respinto una domanda di ristoro ma adesso, se il suo reddito imponibile non supera i 35 mila euro o il suo portafoglio titoli rimane entro i 100 mila, potrebbe recuperare in modo automatico il 95% della somma investita: che si tratti di un soggetto «truffato», visti i tempi e le cifre, si può escludere a cuor leggero.
    «In effetti, c’è un rischio concreto: la norma prevede spiega Barbara Puschiasis dell’associazione Consumatori Attivi, che in passato aveva sollevato più volte questo problema - che vengano ristorati quanti hanno acquistato titoli delle due banche venete fino alla data della loro liquidazione (giugno 2017, ndr). Bene, noi pensiamo invece che un rimborso fosse dovuto a quanti avevano comprato azioni fino alle assemblee del 2015, quelle che accesero il campanello d’allarme sulla reale situazione delle due ex Popolari. In altre, parole, ci sono due anni di troppo: chi ha acquistato tra il 2015 e il 2017, difficilmente potrebbe sostenere che non sapeva cosa andava a comprare». Per esempio: sono noti acquisti importanti di azioni avvenuti nell’imminenza della trasformazione di Veneto Banca e Bpvi in Spa (fine 2015-inizio 2016), quando i titoli delle due banche avevano già perso buona parte del loro valore. Chi ha comprato allora, evidentemente, contava nell’annunciata quotazione in Borsa delle due banche - cosa che successivamente fu giudicata impossibile - e riteneva in questo modo di poter compensare le perdite subite. Anche qui: siamo in presenza di truffati o di speculatori? La seconda è quella più probabile.
    «Più in generale - avverte Puschiasis - sul tema dei rimborsi c’è ancora molto da lavorare: il decreto approvato dal Cdm ora va convertito in legge dal Parlamento e questo avviene nel momento peggiore che si possa immaginare, cioè in piena campagna elettorale. In altre parole, la norma potrebbe uscirne stravolta: dobbiamo vigilare».
     
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    2. Per le obbligazioni subordinate che non hanno beneficiato delle prestazioni del Fondo di solidarietà, l’indennizzo è determinato nella misura del 95 per cento del costo di acquisto delle stesse, ivi inclusi gli oneri fiscali, entro il limite massimo complessivo di 100.000 euro per ciascun avente diritto. Da detta misura dell’ammontare dell’indennizzo sono detratti gli eventuali importi ricevuti dagli aventi diritto in relazione allo stesso strumento finanziario a titolo di altre forme di indennizzo, ristoro, rimborso o risarcimento comunque denominato nonché la differenza, se positiva, tra il rendimento degli strumenti finanziari subordinati e il rendimento di mercato di un Buono del Tesoro poliennale di durata equivalente comunicata dal FITD, determinata ai sensi dei commi 3, 4, 5 dell’articolo 9 del decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, convertito dalla legge 30 giugno 2016, n. 119 .

    COSA VUOLE DIRE ?

    vuol dire che nel caso delle obbligazioni SUB, andrà detratta l’eventuale differenza ( se positiva) fra il rendimento del bond sub e quello di un Btp della stessa durata.

    esempio ( a SPANNE per far capire )

    Veneto Banca 2025 9,50% callable Subordinata T2 eur XS1327514045

    a ) comprata a 50 nel 2017 rende circa il 22%
    il btp di pari scadenza ( 2025) nel 2017 rendeva il 3% ( ad esempio)

    la differenza ( 22-3) è POSITIVA ed è pari al 19%

    (100 + (3% x 8y)) - ( 50 + (22% x 8y)) = -102 , quindi per chi ha comprato a 50 spendendo 50k .........il ristoro sarà ZERO ( dato che 102 è maggiore di 50)


    b) comprata a 100 nel 2017 rende il 9.5%

    (100 + ( 3% x 8y)) - ( 100 + ( 9.5% x 8y)) = - 52 , quindi per chi ha comprato a 100 spendendo 100k....il ristoro sarà 52k ( dato che 52 è minore di 100) .......naturalmente al 95%


    ps
    NON entro nel discorso del RATEI CEDOLARI, xke questo esempio è fatto SOLO per far capire cosa stanno a significare quelle 4/5 righe del primo decreto attuativo

    Edited by CHESENSOHA - 12/5/2019, 11:23
     
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    grazie CHE.....in giro mi sa che ancora nessuno lo avesse capito
     
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    IL REDDITO COMPLESSIVO è il valore indicato
    - al rigo 11 del prospetto di liquidazione del 730
    o
    - al rigo RN1 del modello UNICO
     
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